Da developer a orchestratore di AI: il futuro del coding
Questa è stata la settimana di nuovi tool per programmare con AI, di Claude Code, di giornate di lavoro finite in pochi minuti di buoni prompt.
Ed è stato un nuovo Aha moment, ho visto di nuovo un’evoluzione in diretta del mio mestiere di developer: sto dicendo ad un mid-developer cosa fare e lui lo fa, subito e bene.
Ovviamente è un po’ di tempo che vivo questo cambiamento, ma sono rimasto colpito da quanto sia aumentata la qualità e la facilità con cui ottenere qualcosa di funzionante, anche complesso.
Da qui penserai che la mia riflessione vada nella solita direzione: se già ora funziona così, tra qualche anno che ne sarà di noi poveri programmatori?
Ma no, non ho pensato questo.
Cioè da una parte sì, io da solo posso accollarmi già molto più lavoro ora (e non lo faccio), tra poco tempo poche risorse potranno produrre quanto interi team (e sta già succedendo).
Ma ho avuto la sensazione ancora più netta del mio essere un orchestratore di agent, di dire al famoso mid (o senior) dev AI cosa fare e vederglielo fare in pochi istanti.
Ma sai una cosa? Io odierei questo mestiere se si trattasse di dover parlare tutto il giorno con un altro developer dovendogli dire cosa fare!
E allora il dubbio mi è nato spontaneo: questa evoluzione mi porterà ad odiare la programmazione?
Forse odio è una parola forte, ma l’entusiasmo da “Claude Code ha fatto tutto, ora vado a suonare felice” è diventata in 2 giorni “Dai muoviti a fare sta roba che non c’ho voglia di stare qui a scriverti”.
Che fine fa il flow? Il far funzionare le cose? Lo scrivere bel codice?
Ieri ho visto riaccendersi il mio interesse dietro a problemi più infrastrutturali o alle nuove possibilità che le nuove tecnologie portano.
In una live di più di 2 ore e mezza con Tommaso ho vissuto di nuovo quel piacere della scoperta di nuovi approcci, nuovi pezzetti di lego da utilizzare per costruire cose.
Ho la sensazione che servirà sempre di più proprio questo: capire sistemi complessi, avere visione di un quadro più grande di un flusso, e poi mettere tanti piccoli agent simpatici a fare le cose.
Nella pratica del freelance, ora vedo maggior semplicità nel fatturare oggi, un mercato in contrazione e forse sempre più il ruolo di CTO di un’agency di agent AI.
Io continuo a studiare e sperimentare, mai come ora sento di poter creare facilmente qualunque cosa da solo, tanto vale divertirsi un po’.